Incontro con Matteo Giunti, genealogista e presidente dell’associazione LdN, presentato da Hélène Koehl.
Alla fine del XVI secoli, il Granducato di Toscana decide la creazione del porto di Livorno per sostituire il porto di Pisa ormai insabbiatosi e si rivolge all’architetto Bernardo Buontalenti per immaginare la “città ideale”. Il piccolo villaggio di pescatore nella baia vicina alla foce dell’Arno diventa in qualche decennio, all’alba del XVII secolo una città portuale prospera e lo scalo imprescindibile del commercio internazionale nel Mediterraneo occidentale. Mettre la Francia fatica a mettere un termine alle guerre di religione, il granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici, con un colpo di genio, non soltanto dota Livorno dello statuto di porto franco ma, promulgando le “Livornineé, delle leggi che concedono la libertà di culto, crea una città rifugio per i sefarditi cacciati dalla Spagan e dal Portogallo, i commercianti greci e armeni e gli ugonotti francesi che si installano a fianco dei mercanti inglesi e olandesi, una città cosmopolita, tollerante, multiculturale e interreligiosa in cui la libertà di pensiero e di impresa non sono una parola vuota. Dal 1606, Livorno ottiene lo statuto di “città”. La città più recente d’Italia possiederà una delle più grandi e belle sinagoghe d’Europa, distrutta dal bombardamento del 28 maggio 1943, e il vecchio cimitero inglese che data dal 1643 è il più antico cimitero straniero d’Italia.
Nel 1865, dopo l’Unità d’Italia, i vantaggi di Livorno vengono soppressi e l’attività crolla. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la città impiegherà oltre mezzo secolo a rimettersi dagli immensi danni subiti e a osera affrontare il suo passato. L’associazione Livorno delle Nazioni, creata nel 2011, opera per restituirle la storia e farla rivivere.
Conferenza proposta dall’associazione Les Amis d’Alfredo Muller